
A Sindia la campagna ha richiamato a sè Giuseppe Daga. “Non ho deciso io di fare l’allevatore, è la campagna che ha scelto me”, dice Giuseppe, che dopo gli studi aveva altri piani ma ha finito per prendere in mano l’azienda di famiglia insieme al fratello. Il regalo per il diploma – un trattore, in un’epoca in cui se ne vedevano pochi – fu la scintilla che lo riportò definitivamente tra pascoli e stalle. Con quel mezzo iniziò a lavorare anche per conto terzi, guadagnando i primi soldi e scoprendo la passione per la terra.
Vedi l’intervista a Giuseppe Daga:
L’azienda Malicrì (un acronimo che racchiude il nome delle figlie) produce latte vaccino su terreni che raccontano due storie familiari: una parte ereditata, l’altra acquistata dalla famiglia della moglie. Le vacche sono il cuore pulsante dell’attività e Giuseppe non nasconde l’emozione che prova, ancora oggi, quando assiste a una nascita. “La prima volta che ho visto venire al mondo un agnellino è stato indimenticabile. Nessuno ti insegna come fare, a volte devi aiutare l’animale. Ancora oggi, quando succede, mando le foto ai miei figli”.
Il lavoro è cambiato con il tempo e con l’età. “Da giovani si tiene il passo con pecore e vacche, ma arriva il momento di scegliere. Anni fa il prezzo del latte era così basso che a malapena coprivamo le spese, e durante il Covid ho pensato seriamente di chiudere”. In quegli anni difficili, le iniziative del GAL Marghine hanno rappresentato una boccata d’ossigeno: dai prati fioriti al progetto Kent’erbas, con il censimento delle essenze spontanee, fino all’ultimo intervento che ha incentivato il pascolo turnato. Grazie al GAL Giuseppe ha potuto realizzare una recinzione che divide l’area di pascolo in due, utile soprattutto in primavera quando l’erba fresca aumenta la produttività, e acquistare un grande carrello capace di trasportare 22 balloni di fieno in un solo viaggio.
“Questi progetti non sono solo contributi economici, ma stimoli per migliorarsi e avere nuove idee”, racconta. La mungitura resta un impegno quotidiano – mattina e sera, 365 giorni l’anno – e il lavoro in campagna è spesso solitario, ma Giuseppe protegge con orgoglio le sue vacche e guarda avanti. I figli, già parte attiva dell’azienda, portano con sé nuove prospettive: la più piccola, laureata in Scienze dell’educazione, potrebbe trasformare la tenuta in una fattoria didattica; la maggiore, che ha recentemente seguito un corso da sommelier, potrebbe impiantare una vigna. Le possibilità non mancano, e il padre è pronto a dare tutto il suo supporto.