Giovanni Antonio Murgia, Macomer: “In campagna trovo la mia libertà”

Giovanni Antonio Murgia Macomer - Racconti dal Marghine

Giovanni Antonio Murgia è allevatore da sempre. La sua azienda si trova nel Marghine, a Pubusone, in località Monte Pizzolu, a 650 metri circa sopra il livello del mare -, ideale per il pascolo. Qui, su circa 50 ettari tra proprietà e terreni in affitto, porta avanti un allevamento diversificato: pecore da latte, mucche, qualche suino, galline e cavalli.

Accanto a lui, il figlio Salvatore, che ha scelto di seguire le sue orme aprendo un’azienda propria. Giovanni Antonio ne parla con orgoglio: un segno concreto di continuità familiare, di una tradizione che si rinnova e guarda al futuro.

Nelle loro giornate, fatte di lavoro costante e di piccoli gesti quotidiani, si intrecciano memoria, passione e dedizione alla terra, valori che da generazioni tengono viva l’anima rurale del Marghine.

Il legame con la cooperativa Lacesa di Macomer a cui conferisce il latte è forte: la sua famiglia è tra i soci fondatori dell’antica cooperativa di Macomer (poi confluita alla Lecesa assieme a quella di Bortigali e Silanus), a partire dai nonni che, con grande sacrificio, portarono avanti la cooperativa lattiero-casearia. Giovanni Antonio si ricorda ancora quando l’unica via di collegamento con Macomer era un viottolo tra i muretti a secco: si arrivava a cavallo o a piedi, trasportando il latte con brocche in spalla.

“Era molto più dura – racconta – oggi certamente si lavora meglio, ma è rimasto un mestiere difficile”.

Vedi l’Intervista a Giovanni Antonio Murgia:

Grazie al GAL Marghine, l’azienda ha potuto realizzare un nuovo fienile e ricostruire un antico muretto a secco, a cui Giovanni Antonio teneva in modo particolare. “Era come un tempo – spiega – quando i muretti delimitavano i viottoli che collegavano le campagne. Poi furono distrutti con la costruzione della strada”. Per lui recuperarli significa anche recuperare la memoria.

Il lavoro resta complesso, soprattutto per la difficoltà nel trovare manodopera. “È un mestiere duro – ammette – e pochi vogliono farlo. Dopo la chiusura della scuola agraria di Bara manca anche la formazione, che è invece fondamentale. In campagna non ci si può ammalare: ogni giorno bisogna esserci, sempre”.

La famiglia Murgia produce latte conferito alla cooperativa, ma anche formaggi in azienda per uso familiare: pecorino sardo, Fiore Sardo, semicotto e caciocavallo. “La richiesta ci sarebbe anche – dice – ma siamo in due a governare il bestiame e resta poco tempo per la trasformazione”.

Guardando indietro, Giovanni Antonio racconta l’evoluzione del lavoro in campagna:

“Un tempo il fieno si tagliava con la falce, poi lo si raccoglieva con la forchetta, lo si metteva in grandi covoni in attesa dei buoi, che lo trasportavano fino alla macchina fissa per l’imballaggio. Era un lavoro enorme. Oggi, grazie ai mezzi, si fa tutto più velocemente e meglio”.

La passione, però, è rimasta intatta. “Sin da bambino amavo gli animali e la natura. Qui mi sento libero, anche se non lo sei mai del tutto: i vincoli del mercato ti costringono, non sei padrone fino in fondo dei tuoi prodotti e del loro prezzo. Ma la libertà è anche questa: alzarmi quando voglio, rientrare quando voglio, anche se so che ogni giorno devo esserci, con qualsiasi tempo e in qualsiasi condizione”.